Ma io chi sono?

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I dilemmi identitari sono davvero comuni a tutte le età e meritano una grande attenzione. Si potrebbe pensare che sono tipici solo dell’adolescenza, nella mia esperienza, invece, ho notato che anche molte persone in età adulta possono manifestare una sofferenza direttamente collegata  alla poca chiarezza che si ha di se stessi.

In adolescenza è una tappa fisiologica, ognuno di noi attraverso il rapporto con l’altro, impara a percepirsi, comincia a capire meglio cosa piace e cosa non piace, comincia a capire quali emozioni derivano da determinate situazioni. Si arriva a comprendere la propria unicità e irripetibilità in rapporto col gruppo dei pari e allo stesso tempo si arriva a comprendere quanto si può essere simili all’altro. Si vivono momenti in cui si vuole essere proprio uguali agli altri, totalmente uniformati ai propri amici per essere accettati e quindi si comprano gli stessi vestiti, le stesse scarpe alla moda, gli stessi cellulari, gli stessi orologi, ci si può fare lo stesso taglio di capelli, o si fa in modo di coltivare gli stessi interessi, quali il calcio o la pallavolo o il basket: tutto per sentirsi parte del gruppo! Per contro poi ci sono coloro che invece fanno di tutto per distinguersi e fanno dell’anticonformismo la propria identità: portano vestiti molto diversi, pettinature stravaganti, piercing estremi, può diventare estremo anche un comportamento, come quello alimentare. Questi adolescenti tendono spesso ad isolarsi o ad essere isolati o a fare gruppi più ristretti solo di persone che vogliono distinguersi come loro.

Dietro a questi comportamenti si possono celare dei veri e propri disagi: un’estrema voglia di conformismo come l’estrema voglia di diversificarsi possono verificarsi in momenti di sofferenza, in cui proprio perché non si capisce se stessi non si sviluppa una sicurezza di sé e quindi si ha paura di restare soli, di non essere capiti, si può provare una profonda vergogna e insicurezza in tutte le decisioni di vita che si prendono in questo periodo. Se sono questi i vissuti che ci turbano è importante chiedere aiuto. L’adolescenza non va assolutamente vista come una malattia, se è il caso o no di chiedere aiuto dipende sempre dal vissuto di sofferenza o semplicemente anche di disorientamento. Se è un sereno divertirsi e sperimentarsi ben venga: questa è l’età giusta per farlo! Ma se è un soffrire e un sentirsi in confusione è importante imparare a chiedere aiuto!

Sempre di più accade che la nostra personalità venga soffocata da costrizioni esterne, quelle dei genitori, o anche quelle della società che detta legge su cosa deve piacere o meno in nome della moda e chi non riesce a prendere distanza da tutto questo finisce per spendere tempo e denaro per uniformarsi a qualcosa che magari neanche piace. E capita anche che molte delle nostre decisioni sono state decise dalla nostra famiglia e non da noi, cosa sana quando si è piccoli, ma può essere meno sana se accade durante la tarda adolescenza. Per esempio la scelta dell’università è quello che ci permette di mettere le basi del nostro futuro lavorativo, se è scelta dalla famiglia non è detto che è proprio la cosa adatta a noi. Questo non vuol dire che non bisogna accettare consigli dai propri genitori, ma subire delle imposizioni alla lunga non è mai positivo.

Chi, per qualsiasi motivo, non ha vissuto il periodo adolescenziale per comprendersi e sperimentarsi, può arrivare a pagarne un conto da adulti. Può accadere che si abbiano situazioni familiari molto diverse per cui ad esempio non si è potuto continuare la scuola, ma si è già stati responsabilizzati ad un lavoro e a portare dei soldi a casa. Arrivati poi in età adulta ci potremmo rendere conto che non ci siamo mai divertiti, che tutta la nostra vita si è sempre ridotta a dei doveri e mai a dei piaceri e questo può far emergere degli stati di grande sofferenza, frustrazione e sensazione di ingiustizia e si può arrivare a dei comportamenti o delle scelte che possono rivelarsi sbagliate. C’è chi arriva a separarsi, o trovare un amante, o a lasciare il lavoro o a chiudere delle amicizie… senza giudicare comportamenti e scelte, se questo ci porta ad avere dei rimpianti o dei pentimenti si prende coscienza che qualcosa in noi non va!

Un aiuto esperto e competente, non giudicante, può aiutarci a capire cosa ci sta succedendo, chi siamo stati e chi siamo adesso.  Se soffriamo, se siamo confusi, se abbiamo rimpianti o pentimenti, se ci rendiamo conto di far soffrire coloro che ci circondano a causa della nostra confusione, bisogna valutare seriamente la possibilità di chiedere aiuto! “La consapevolezza porta a gradi di libertà”: conoscersi è sempre un percorso che vale la pena percorrere.