La mia preparazione come psicoterapeuta è cognitivista relazionale, ma detto così non si capisce molto…. Mi spiego:

la nostra mente è un insieme di pensieri, di cognizioni, convinzioni… Ognuno di noi ha un modo tutto personale di pensare, di raccontarsi e di raccontare il proprio pensiero, le proprie esperienze e di vivere la realtà. Noi esseri umani non siamo fatti di soli pensieri, ma anche di emozioni e sensazioni corporee che ci portano ad avere un’esperienza di vita UNICA e IRRIPETIBILE. Ognuno di noi è speciale a suo modo e con la consapevolezza può vedere con chiarezza questo suo modo di essere nel mondo. Essere consapevoli del proprio “funzionamento” emotivo e corporeo è alla base di un sano modo di vivere, sereno e appagante. In terapia tutto questo si raggiunge attraverso una relazione di fiducia, fatta di rispetto, di non giudizio e cooperazione. Un percorso di auto-conoscenza può essere davvero faticoso, ma se si prende come un viaggio esplorativo, curioso e arricchente, diventa più interessante: ne vale davvero la pena!

Negli anni di esperienza e di studio, inoltre, ho imparato che non esiste un modo univoco di relazionarsi con l’altro. Proprio perché ognuno di noi è unico, non è detto che un singolo modo di agire sia consono alle necessità di tutti, quindi ho sempre sostenuto l’importanza di integrare più tecniche e più orientamenti. Per questo preferisco definirmi una “psicoterapeuta integrata”. Nel mio percorso formativo mi sono impegnata a seguire questo consiglio: “…è necessario utilizzare la saggezza proveniente da ogni orientamento psicologico” (F. Shapiro).

Cosa NON si fa in terapia

Il terapeuta NON risolve magicamente i problemi, ma aiuta a risolverli: la sfida è attivare chi ho di fronte a mettere in campo le proprie risorse! Potremmo non essere consapevoli delle nostre risorse, ma ci sono! Nel corso della terapia, insieme, si possono trovare e usare per diventare più attivi nel raggiungere una situazione di sereno benessere nella propria vita. Un po’ come il detto: “Non ti do il pesce, ma ti insegno a pescare!”. Trovo molto rispettoso questo modo di fare terapia perché rispetta le caratteristiche di chi necessita di aiuto: non lo limita, non lo chiude in schemi che magari non gli appartengono e soprattutto lo responsabilizza e lo motiva nel proprio percorso di vita. Questo modo di lavorare, può essere più lungo e complesso, ma sicuramente più efficace e duraturo nel tempo!